Home Mirella Solidoro Causa di Canonizzazione APERTURA DEL PROCESSO PER LA CANONIZZAZIONE DI MIRELLA SOLIDORO (UGENTO, 01-10-2014)

APERTURA DEL PROCESSO PER LA CANONIZZAZIONE DI MIRELLA SOLIDORO (UGENTO, 01-10-2014)

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S T O R I C A

Così è stata definita dal Vescovo, S.E. mons. Vito Angiuli, la giornata che è stata vissuta il 01 OTTOBRE 2014 e che è culminata con la celebrazione tenuta nella Cattedrale di Ugento a partire dalle 17.30:

L’APERTURA UFFICIALE DEL PROCESSO PER LA CANONIZZAZIONE DI ANTONIA MIRELLA SOLIDORO.

Mai nessun’altra persona, nella nostra Diocesi, è stata introdotta nel cammino esaltante che può portare alla canonizzazione.
La manifestazione ha avuto inizio con la S. Messa presieduta dal Vescovo che ha concelebrato con tantissimi altri sacerdoti, diocesani e non solo, e ha visto la partecipazione di una moltitudine di fedeli provenienti da tante parrocchie della Diocesi ma anche da parrocchie di Diocesi vicine.
I canti, sapientemente eseguiti dai cinque cori parrocchiali che hanno voluto essere presenti, hanno scandito i vari momenti della sacra liturgia.
Il Vescovo ha iniziato l’omelia partendo da una considerazione: l’importanza di essere “piccoli”. Chi rinuncia al proprio pensiero non è “piccolo” ma si uniforma al pensiero di Cristo. La memoria liturgica di Santa Teresa di Gesù Bambino e la ricorrenza relativa a Mirella offre dei bellissimi parallelismi. “Piccola” è stata S. Teresa e “piccola” è stata Mirella Solidoro.
La giovane secolare taurisanese ha voluto unire i suoi pensieri ai pensieri di Cristo. Lei ha affermato: “Mi chiamasti alla Croce e io di portarla fui felice”. L’amore si esprime nell’abbracciare la via della sofferenza e del dolore. Mirella restò cieca a 14 anni ma in quel buio cominciò a vedere non la luce del mondo ma la luce di Dio. Lei ha vissuto il dolore non come una roccia contro cui è facile sfracellarsi ma come una roccia dove aggrapparsi per risalire fino alla cima, che è il Signore.
Il dolore ha dentro di sé un mistero. Questo riferimento è soprattutto a Gesù che con la sua passione, morte e risurrezione ha dato visibilità a queste parole. Il cristiano non può mettere da parte il dolore perché Dio ha messo nel dolore un seme di eternità. Il dolore può diventare un desiderio dell’anima. Infatti Mirella diceva di aver accettato il dolore e di aver desiderato di viverlo come offerta al Signore.
Riguardo alla sofferenza e al dolore lei ci ha lasciato quasi un decalogo:
1) Scala per salire al cielo; 2) Lo scalpello di Dio per modellare la forma bella della vita; 3) La prospettiva che consente di guardare al futuro; 4) Candela che, spegnendosi, illumina; 5) Carezza di Dio; 6) Offerta della vita; 7) Regalo che Dio fa’ ai suoi amici; 8) Una grande grazia; 9) Gioia; 10) Mette le ali alla vita.
Tutto questo era il dolore per Mirella!
L’espressione che spesso usava “Vivere per dare, morire per ricevere” è la sintesi perfetta per trasformare la sofferenza in un inno di lode a Dio e in un gesto di solidarietà con tutti gli uomini.
A conclusione della Santa Messa si è insediato il Tribunale nelle persone di mons. Antonio Caricato – Giudice Delegato dal Vescovo, Mons. Giuseppe Stendardo – Promotore di Giustizia, Avv. Martino Carluccio – Notaio attuario, Prof. Fulvio Nuzzo – Notaio aggiunto. Erano presenti, oltre a S.E. Mons. Vito Angiuli, anche il postulatore, padre Aldo Cristoforo De Donno ofm, Mons. Napoleone Di Seclì, attore della causa, e mons. Agostino Bagnato, Cancelliere Vescovile.
Molto suggestivo e solenne il rito dell’insediamento che tra giuramenti, firme e nomine dei vari componenti ha fatto emozionare i fedeli presenti ma, probabilmente, anche quelli che hanno guardato la diretta TV grazie a TELENORBA.

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Ultimo aggiornamento ( Sabato 31 Ottobre 2015 09:38 )